Giuliano Manacorda
Storico della Letteratura - Univ. La Sapienza
Nella monotonia e nel grigiore quotidiano si aprono talora spazi di vita, momenti di godimento pieno. Tali sono state le ore, sin troppo brevi, in cui si è ascoltato il coro "Orazio Vecchi" diretto dal maestro Alessandro Anniballi e costituito da validissimi cantori.
Sentire sotto le volte delle basiliche romane dove trionfa il barocco o resistono le strutture medioevali, i canti religiosi – l’Alleluja, il Kyrie, L’Agnus Dei – del XII o del XIV secolo, ha voluto dire essere presi da un incanto assoluto. Certo, coinvolgeva l’ascoltare anche la conoscenza per tanti aspetti nuova all’intendere odierno; ma sull’acquisizione di nozioni spesso inedite, trionfava forse il gusto dell’abbandono alla bellezza, alla passione totale. Né è stata minore l’emozione quando le note sono passate al nostro secolo, interpretato con diversa ma egualmente nobile intensità dalla “Partita” di Hugo Distler o dal “O Padre nostro” di Francesco Molfetta, che si ricollegavano quasi misteriosamente ai testi remoti in un comune, armonioso discorso musicale.